In data 26 Gennaio si è tenuto presso l’università statale di Milano un importante convegno sulle tematiche relative al rischio radon che ha visto l’intervento di una moltitudine di relatori appartenenti a importanti enti quali Università (Milano, Pavia), ARPA (Piemonte, Lombardia, Toscana), ATS-AUSL (Pavia,Piacenza), INAIL, IRCCS (Ospedale San Raffaele di Milano), ANPEQ (associazione radioprotezione) e CIIP (Consulta interassociativa Italiana per la Prevenzione).
Di seguito sono riportati alcuni interessanti elementi di discussione e novità scaturite dai vari interventi.

Sorgenti e Vie di ingresso

E’ stato confermato che il Radon è dannoso se inalato. Specificatamente, sono gli elementi radioattivi del Polonio214 e del Polonio218 (prodotti del decadimento del Radon) che, legandosi al pulviscolo atmosferico, entrano nel sistema respiratorio umano e qui, decadendo a loro volta, irradiano con energia α le pareti di bronchi e polmoni.
L’effetto nocivo, contrastabile esclusivamente attraverso buone prassi di comportamento (limitare l’esposizione evitando di sostare in ambienti ricchi di Radon o utilizzando autorespiratori), è fortemente catalizzato nei consumatori di tabacco: si stima che, in uguali condizioni di esposizione al radon, il rischio di sviluppare tumore al polmone per i fumatori sia incrementato di circa 26 volte.

E’ stato inoltre ripetuto che la fonte principale di gas radon è la roccia (piroclastiti, rocce ignee e metamorfiche) e il terreno (contenenti clasti derivanti dalla disgregazione delle suddette tipologie di roccia, permeabile e/o in zone con presenza di faglie) mentre il materiale di costruzione incide percentualmente molto meno (sotto il 10-5%) al netto di alcune rare casistiche particolari ovvero di edifici, soprattutto case, realizzate con mattoni tufacei (presenti in alcune zone del Lazio e della Campania, soprattutto) o con particolari tipologie di rocce ignee e metamorfiche (tipiche delle zone alpine). Il radon entra negli ambienti chiusi laddove non vi sia completa impermeabilizzazione (fessure, crepe, canaline, pozzetti, aperture pavimento-muri, etc…) e in particolari condizioni microclimatiche: ad esempio, la creazione di depressurizzazione dei locali interni a causa di notevoli sbalzi termici interno/esterno può risultare un elemento determinante in quanto si viene a verificare un processo di suzione di aria, potenzialmente contaminata da Radon, dal terreno. E’ quindi un processo che vede una certa variabilità stagionale, motivo per cui il campionamento a fini di valutazione degli ambienti lavorativi e civili deve prevedere tempi di raccolta dei dati di durata annuale.
Elemento che può contrastare la fuoriuscita di Radon nel terreno è invece la posizione della falda acquifera: l’acqua è una barriera naturale al libero movimento ascensionale del gas benché tale mezzo funga anche da trasportatore (e quindi potenziale accumulatore), quindi, nelle zone di pianura, dove il livello di falda è tendenzialmente più prossimo alla superficie e costante, sono meno soggette ad alte concentrazioni di gas. Mediamente, la concentrazione si attesta attorno ai 10 Bq/m3 all’aria aperta in normali condizioni atmosferiche: un valore 30 volte inferiore al limite scelto come soglia dalla normativa.

Normativa cogente e Piano Nazionale Radon (PNR)

E’ stato confermato che esistono 2 macrotipologie di attività soggette, per legge, al campionamento:

  1. soggette senza vincoli attività termali e attività che prevedono luoghi di lavoro sotterranei
  2. soggette con vincoli attività speciale, definite nel PNR, e attività che prevedono luoghi di lavoro seminterrati e al piano terra qualora ricadano nelle cosiddette “aree prioritarie”

Soprattutto per quanto riguarda quest’ultimo tipo ci sono delle novità. Infatti, le cogenze sono vincolate alla pubblicazione del PNR che, ad oggi, è fermo presso i ministeri (Salute, Ambiente) in quanto le Regioni/province autonome hanno sollevato il problema dei fondi destinati alle spese che queste stesse dovranno sostenere.
Secondo i relatori del convegno, l’attività di realizzazione e pubblicazione del PNR dovrebbe terminare nel 2023 e alcuni dei contenuti sono stati resi pubblici:

  1. tra le attività specifiche dovrebbero rientrare le:
    • centrali idroelettriche
    • attività di imbottigliamento dell’acqua
    • imprese nelle quali vi siano locali chiusi adibiti ad attività di potabilizzazione delle acque
  2. saranno presenti delle esenzioni ai locali da sottoporre a misurazione. E’ presumibile che verranno esclusi sia i servizi tecnici (sottoscala, spogliatoi, bagni, locali caldaia, etc…) sia quegli ambienti in cui l’occupazione è inferiore alle 100 ore/annue. Queste 2 esenzioni dovrebbero valere anche per i suddetti “soggetti senza vincoli” (terme e locali sotterranei). Le 100 ore/annue dovrebbero essere conteggiate sommando i tempi di permanenza di tutte le persone che vi accedono.

Ovviamente, non essendo il PNR ancora ufficializzato, i punti precedenti sono potenzialmente soggetti a cambiamenti e inoltre NON costituiscono elementi giuridici nonostante i relatori si siano esposti su questo tema informando il pubblico che sono stati gli stessi ministeri coinvolti a chiedere che queste notizie venissero rese pubbliche.

Piemonte, Sardegna, Puglia e Lombardia si sono mosse in anticipo

Sulla base delle indicazioni contenute nell’art. 11 del D.Lgs. 101/2020, base per impostare gli studi e la scelta, da parte delle regioni/provincie autonome, della lista delle “aree prioritarie” (che, ricordiamo, assoggetteranno alle misurazione di durata annuale di concentrazione del Gas Radon tutti quei luoghi di lavoro seminterrati e al piano terra su di esse ubicati) e che dovrebbero essere trascritte tal quali nel PNR, alcune regioni hanno giù provveduta a pubblicare sulle proprie gazzette ufficiali tale liste.
Attualmente, sia la Sardegna (giugno 2022) che il Piemonte (Gennaio 2023) hanno già reso pubblici i nomi dei comuni dove “più del 15% degli edifici presentano concentrazione di Radon, normalizzato al piano terra, superiore al livello di 300 Bq/m3”. Notevole è stato il lavoro scientifico svolto dall’Arpa Piemonte attraverso l’individuazione di “unità radio-geo-litologiche” che, potenzialmente e con piccoli accorgimenti, potrebbero essere adottate come base nella valutazione dalle altre ragioni. Anche la Lombardia ha dichiarato di essere in dirittura d’arrivo anche grazie al lavoro già svolto negli anni passati e all’adozione di concetti molto affini a quelli già utilizzati dal Piemonte. Altre regioni hanno adottato già da anni normative più stringenti (che dovranno essere valutate nel merito una volta che l’impianto giuridico nazionale diventerà ufficialmente operativo, ovvero, alla pubblicazione del PNR): ad esempio in Puglia, già dal 2016, è richiesta la misurazione della concentrazione del Radon su tutto il territorio regionale in edifici di nuova costruzione o già esistenti nei locali interrati, seminterrati e al primo piano degli edifici non residenziali e a patto che questi siano aperti al pubblico, non siano vani tecnici isolati al servizio di impianti di rete e superino i 20 m2 di superficie. Sempre in puglia, la medesima normativa obbliga la misurazione di tutti i locali (quindi anche ai piani oltre il terreno) di edifici strategici (ospedali, centrali energetiche, scuole, etc…). Altre regioni, invece, hanno scelto di attendere più precise indicazioni prima di muoversi, determinando quindi una situazione nella quale, per ora, tutte le attività potenzialmente “soggette con vincoli” sono escluse dalle misurazioni.

Se vuoi ulteriori approfondimenti sul tema leggi anche il nostro articolo precedente sul tema: Direttiva Euratom su Radon: modifiche in vigore dal 18 Gennaio 2023

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