Attraverso la DGR 26 giugno 2023, n. XII/508 – prima individuazione delle aree prioritarie a rischio Radon in Lombardia ai sensi dell’articolo 11 comma 3 d.lgs. 101 del 31 luglio 2020 – l’amministrazione della regione più popolosa d’Italia approva la relazione stilata da ARPA Lombardia “Prima individuazione delle aree prioritarie in Lombardia” del 29 Aprile 2023 nella quale l’Agenzia stila la lista dei comuni ricadenti in “area prioritaria” (AP) e redige la relativa carta tematica.
Motivazioni e conseguenze nel breve termine
La necessità d’individuazione su scala regionale delle area prioritaria” (AP) deriva dal suddetto articolo 11 al D.Lgs. 101/2020 allo scopo di definire le priorità di intervento per la gestione del rischio radon nei luoghi di lavoro in termini di prevenzione e risanamento. L’inclusione di un territorio all’interno di un’area prioritaria ,vincola il datore di lavoro alla realizzazione delle misure della concentrazione di gas Radon nei vani seminterrati e al piano terra (leggi anche il nostro precedente articolo con tutte le specifiche), allargando quindi le tipologie di aree lavorative soggette a campionamento.
E’ utile rammentare che per i vani interrati è già cogente la valutazione con misure, indipendentemente dalla collocazione sul territorio nazionale dell’impresa. La delibera inoltre, avvia ufficialmente la fase di prevenzione sanitaria da parte delle ATS lombarde attraverso campagne informative e di sensibilizzazione a proposito dell’argomento Radon.
Future implicazioni e problematiche
Nella DGR viene specificato che mappatura delle AP ed elenco dei comuni saranno “…oggetto di revisione a seguito di nuove ulteriori indagini o di modifica dei criteri, con conseguente necessità di provvedere anche alla loro ripubblicazione…” in quanto, la norma stessa, informa che nuove misurazioni saranno realizzate sia nelle zone già attenzionate sia in quelle non sufficientemente indagate.
A proposito dei summenzionati criteri di valutazione, il riferimento diretto è al Piano Nazionale Radon (PNR):
quest’ultimo documento che nei piani iniziali del legislatore, così come indicato dal D.Lgs. 101/2020, avrebbe dovuto rappresentare una sorta di linea guida di approccio pratico alla problematica Radon, risulta tutt’ora in stato di bozza (datata 14 aprile 2023) pertanto senza reali effetti normativi. Nello stesso D.Lgs. 101/2020 è specificato che “nelle more del PNR” le regioni potevano già procedere con l’individuazione delle AP (elemento richiamato nella DGR Lombarda) utilizzando alcuni vincoli “…più del 15% degli edifici presentano concentrazione di Radon, normalizzato al piano terra, superiore al livello di 300 Bq/m3…” e sulla base di dati già in loro possesso.
Arpa e Regione Lombardia hanno quindi deciso di procedere attraverso una revisione dei dati raccolti durante i bienni 2003-2004 e 2009-2010 fiduciose del fatto che il PNR, quando verrà ufficialmente pubblicato, non stravolgerà il lavoro realizzato.
Quali sono le aree prioritarie a rischio Radon in Lombardia
Le aree prioritarie coincidono con i Comuni lombardi nei quali le misurazioni già eseguite in passato (campagne biennali 2003-2004 e 2009-2010) hanno individuato un numero di edifici pari o superiore al 15% del totale sottoposto a misurazione all’interno dei quali, al piano terra, la concentrazione di gas Radon sono risultare superiori ai 300 Bq/m3. Nella mappa di seguito è possibile vedere la distribuzione di queste aree.

(fonte ARPA Lombardia)
L’analisi della distribuzione areale delle aree prioritarie evidenzia come ci sia una netta separazione tra zone pianeggianti e zone montane, con queste ultime ad accogliere la quasi totalità delle aree prioritarie. Come già accennato nei nostri precedenti articoli sull’argomento, fattori che influenzano enormemente la presenza di Radon sono le tipologie di rocce affioranti e la posizione della falda acquifera: nelle zone pianeggianti, il terreno di natura argilloso-sabbioso e la falda collocata nel sottosuolo a bassa profondità determinano uno scenario a bassissimo rischio, esattamente l’opposto di quanto avviene nelle aree montane dove sono presenti rocce di natura ignea e metamorfica e la falda si colloca a profondità maggiori.
La distribuzione su base provinciale dei 90 comuni classificati in aree prioritarie vede in testa Bergamo (34 comuni) e a seguire Sondrio (23), Brescia (19), Lecco e Varese (6 ciascuna) e infine Milano (2).
Se si considera il potenziale numero di abitanti coinvolti, la classifica vede in testa Brescia (oltre 60.000 grazie alla presenza del popoloso comune di Ghedi con oltre 18000 abitanti) seguita da Sondrio (circa 53000), Bergamo (circa 40000), Milano e Varese (attorno ai 16000 ciascuna) e infine Lecco (poco più di 10000). Rimangono completamente escluse le provincie di Monza-Brianza, Pavia, Lodi, Cremona e Mantova. L’elenco dei comuni coinvolti è reperibile direttamente dall’Allegato 1 della DGR.